/03 The Colour of Memory
Sotto un ombrello di pioggia, la casa di vicolo Gorizia non sorride, come 
le altre del borgo, delle luci accese in cucina, e delle spie dei frigoriferi e 
dei telegiornali nei televisori. Dentro la sua pancia, fatta di stanze, niente 
più quadri, mobili, niente più orologi alle pareti a segnare l'ora di riempire
le ciotole di cereali, prima di mandare i bambini a scuola. Niente più
calendari su cui appuntare la visita dal dentista, niente più specchi, dischi,
tappeti e lenzuola: un animale invecchiato e senza interiora.

Solo il tempo – proprio qui che non serve a nulla, proprio qui che avresti
scommesso si fosse fermato come un orologio azzoppato – è rimasto ad
abitarla, da quando la famiglia ha traslocato dopo aver aspettato per
dieci anni me, scappato di casa, che tornassi anche per cena.

Stasera faccio ritorno qui. Sulla cassetta delle lettere c'è ancora il mio
nome, e nella toppa girano ancora le chiavi del mazzo che duplicò mio
padre: soltanto il posto a tavola è caduto in prescrizione.