Con il loro linguaggio arcaico e virale, e quegli abiti che teatralizzavano la povertà, i punk erano i figli postmoderni di Dickens. Istigati dalle anfetamine e dallo stile da esse indotto, i loro erano gesti spastici, violenti e imprevedibili, il loro contegno era rozzo e chiassoso, e i loro visi avevano il pallore di quelli degli zombie. Teatralizzando la catotonia, i punk risaltavano in mezzo alla folla: non erano narcotizzati dal sogno inglese e se ne vantavano.