Book Reviews

, Moisés, La Fabrica, Madrid, 2015

Se oggi fosse vivo Moisés, il padre defunto di Mariela Sancari, avrebbe settant’anni.
Lo attesta questo carnet di ritratti di uomini composto da un gruppo di settuagenari che ha posato per l’autrice, dopo aver risposto ad un annuncio affisso in vari luoghi conosciuti delle più importanti piazze di Barracas (Buenos Aires), suo luogo d’origine. Sul cartello c’era scritto: CERCASI uomini tra i 68 e i 72 anni di età con gli occhi chiari, somiglianti all’uomo della foto, per far parte di un progetto fotografico.

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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015


Dopo 2 anni, diversi incontri e più di 20 sessioni di studio allestite nella piccola piazza della sua infanzia, viene alla luce Moisés, un libro fotografico edito in 1000 copie, tra cui un'edizione speciale di 25 numerata e firmata. Il libro, Best Photobook a Les Rencontres d’Arles 2015, Best Photobook a Kassel 2016 e finalista al Guatephoto 2015 Photobook Award si presenta in copertina rigida e con una struttura interna che è quasi sempre divisa in trittici componibili, sia da destra che da sinistra, cioè formati da tre immagini relative allo stesso soggetto o raffiguranti più soggetti, in una nuova morfologia umana che denuncia la frammentarietà dell’animo dell’autrice, una Sancari sentimentalmente scossa che si rispecchia in questi corpi disorganici.

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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015

Meno conservatrice rispetto a quelle alle narrazioni che prevedono un’excursus visivo del soggetto defunto di quando era in vita, l’autrice avanza interessanti e più “guaribili” alternative, uscendo sì dalla zona del confort del ritratto biografico tradizionale e consimili categorie, ma mantenendo il rigorismo del genere: le qualità fisiche e forse anche morali delle persone che compaiono in foto concorrono a sostanziare questo modello rappresentativo. Inoltre la ricostruzione va molto oltre la somiglianza: Sancari ha chiesto agli uomini di indossare gli abiti del padre, tra cui un uomo (un padre fittizio) che pettina i capelli di Mariela. Nel ritualismo della foto di ritratto si replica dunque anche il rituale del superamento del dolore. Secondo le premesse dell’autrice argentina, la disciplina di Tanatologia ritiene che vedere il corpo senza vita dei nostri cari non ci impedisce di accettare la loro morte e la contemplazione del corpo senza vita del defunto ci aiuta a superare una delle più complesse fasi del dolore: la negazione. “Mia sorella gemella e io non abbiam potuto vedere il corpo di nostro padre. Il motivo non l’ho mai saputo: se fosse per il suicidio o per i dogmi della religione ebraica o di entrambe le cose. Una volta ho letto che il ruolo primario della finzione è favorire l'evoluzione, costringendoci ad essere consapevoli e a diventare per un attimo alterità intorno a noi. Credo che la fiction ci aiuti a "mostrare" la presa infinita dell'inconscio, che ci permette di rappresentare i nostri desideri e le nostre fantasie”.

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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015

Queste considerazioni, unite alla concretizzazione delle immagini, hanno implicato quindi un miglioramento delle capacità adattive rispetto all’elaborazione del lutto, una sorta di crescita adattiva. Se l’approccio della forma libro risulta complesso, è tuttavia ottimistico e salvifico; in esso vengono sussunte le “teorie” dei classici, smussate le diversità di impostazione e proposto un mutamento graduale e dolce. Per una fotografia dell’ordine, in cui ogni soggetto incorpora un aspetto fisico o psicologico del padre. Ne risultano diversi gioiosi trittici e dittici mortali: ovvero come esorcizzare la morte in un’idea di vita. E poco importa se, come gli spettatori Ateniesi delle grandi tragedie, vediamo le Erinni trasformarsi poeticamente in Eumenidi.

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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015
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© Moisés by Mariela Sancari, Prestel Publishing Ltd, 2015

Intervista

Valentina Isceri: Quali sono stati per te i fotografi o gli artisti seminali nel campo del ritratto e chi sono oggi le figure che per te rappresentano al meglio questo genere?
Mariela Sancari: Anche se sono interessata e influenzata da altri generi, ci sono molti fotografi ritrattisti a cui mi ispiro. Per citarne alcuni, il recentemente premiato Rineke Dijkstra, Duane Michals e Gillian Wearing.

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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari

VI: Guardando gli uomini di Moisés e come le foto sono composte rispetto al soggetto, mi viene in mente il ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello. Il quadro fu realizzato per essere regalato alla moglie del famoso umanista, spesso fuori casa per lavoro, come una vibrante annotazione delle sue assenze prolungate. Il tocco eguaglia il sentimento e attraverso i secoli “lui” ti guarda ancora. I suoi occhi azzurri che fissano intensamente il riguardante instaurano un rapporto psicologico profondo. La figura è di tre quarti, come molte nel tuo libro. Il soggetto del dipinto è, se vogliamo, attuale grazie anche al rinnovamento che la fotografia contemporanea esercita con le sue citazioni. Attraverso questi sguardi e questi corpi cosa vorresti comunicare allo spettatore?
MS: Mi sono imbarcata in un viaggio molto personale: immagino, attraverso la fotografia, il modo in cui mio padre possa guardare se fosse vivo. Ho cercato di costruire un’immagine fittizia e quindi inesistente attraverso questi ritratti. Quindi, in questo senso, non è stata una vera e propria ripresa degli uomini ritratti, piuttosto un rimando ad un'immagine impossibile, una ricerca impossibile. Il modo in cui ho fotografato questi uomini - tutti con gli abiti di mio padre e la mia giacca di lana - contro lo stesso fondale e con gesti del corpo simili, costruisce uno specifico pattern al mio approccio al tema: distante e al contempo molto impegnato.

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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari

VI: Quanto tempo hai impiegato per la realizzazione di questo progetto? (Quanti incontri, quante persone raggiunte tramite l'annuncio, quanti scatti?)
MS: Ho realizzato questo progetto durante una residenza artistica a Buenos Aires, la mia città natale. Ero lì per 3 mesi e ho fotografato oltre 25 uomini che ho contattato attraverso annunci sul giornale e manifesti per le strade del mio ex quartiere. Solitamente avevo un solo incontro con loro e se poi sentivo il bisogno di fare più immagini con il soggetto in questione, ci saremmo rivisti. Come ho detto prima, ho fotografato tutti con gli abiti di mio padre e miei quindi avevo un gran numero di immagini. Poi, sono tornata di nuovo in Messico, dove vivo da 20 anni, e ho scattato i ritratti finali della serie: l'unico uomo con gli occhi chiusi e con un gesto del corpo molto diverso rispetto al resto.

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© Moisés by Mariela Sancari

VI: Solitamente appesa alle pareti o raccolta in cornici da tavolo, l'effigie del defunto infonde quasi sempre un'atmosfera spettrale, un tragico promemoria del suo destino infausto durante le riunioni di famiglia, facendo precipitare nel nero mistero della morte. Nel tuo libro invece i ritratti, seppur nella forma di duplicati rispetto all'originale, godono di toni brillanti, quasi a testimonianza della tua grande sensibilità di colorista. Cosa ha voluto rappresentare questo passaggio dall'ovale originale di tuo padre in b/n ai trittici a colore?
MS:Ho cercato di trasmettere emozioni attraverso una tavolozza di colori pastello. I ritratti su sfondo blu / grigio si riferiscono più a un lontano, “punto di vista clinico” del soggetto ritratto. Il trittico finale, con lo sfondo rosa chiaro, è una visione molto intima che ha segnato la mia personale vittoria verso la fine di una ricerca impossibile.

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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari

VI: Il tuo libro è stato un successo di vendite (sold out) e di vari premi tra i più importanti riconoscimenti europei. Ce ne vorresti parlare?
MS: Sinceramente è stata una sorpresa che il libro sia andato così bene, sia in termini di vendite (tutto esaurito nei primi 6 mesi dalla pubblicazione) che di recensioni e riconoscimenti. E’stato selezionato come uno dei migliori photobooks del 2015 da molti curatori ed esperti.

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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari

VI: Cos'è stato Moisés, oltre a un libro?
MS: Mentre lavoravo al dummy del libro Moisés, nei primi mesi del 2015, stavo anche preparando il primo solo show con lo stesso lavoro. Mi è stato assegnato il premio Descubrimientos da PHotoEspaña Photography Festival l'anno prima, così la personale e la pubblicazione del libro hanno coinciso. E'stato un processo molto interessante quello di lavorare allo stesso tempo sul libro e sulla mostra, cercando di pensare a entrambe le diverse forme di presentazione e sfide.

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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari

VI: Che cosa hai fatto prima di Moisés e quali sono i progetti futuri?
MS: Ho iniziato la mia carriera come fotoreporter, lavorando in un grande giornale a Città del Messico. Ho deciso di smettere e dedicarmi al mio lavoro personale nel 2011, quando sono stata accettata in un programma di fotografia al Centro de la Imagen. Da allora, lavoro come freelance, sia nell’editoriale che nel commerciale. Prima di Moisés, ho fatto una serie chiamata The two headed horse, composta da autoritratti con la mia sorella gemella.

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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari
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© Moisés by Mariela Sancari

Mariela Sancari è nata a Buenos Aires, Argentina, nel 1976. Vive e lavora a Mexico City dal 1997. Il suo lavoro ruota attorno all’identità e alla memoria e al modo in cui entrambe le cose si mescolino e si influenzino a vicenda. Esamina la sottile e sfuggente linea che divide la memoria dalla fiction.
Ha ricevuto numerosi e importanti premi per il suo lavoro: VI Bienal Nacional de Artes Visuales Yucatan 2013 e PHotoEspaña Descubrimientos Prize 2014; il suo lavoro è stato selezionato per la XVI Bienal de Fotografía - Centro de la Imagen e ricevuto l’ Honorable Mention alla XI Bienal Monterrey FEMSA con la serie Moisés.  
Il suo primo libro Moisés é stato giudicato da importanti curatori e reviewers, come Sean O'Hagan, Tim Clark, Erik Kessels, Jörg Colberg, Larissa Leclair, Yumi Goto e Colin Pantall, tra gli altri; e come uno dei Miglior Photobooks pubblicato nel 2015.
Ha inoltre partecipato in mumerose individuali e collettive in Mexico City, Madrid, Barcelona, Buenos Aires, Guatemala City, New York, Sao Paulo, Caracas, Fort Collins, Houston, Busan (Korea) e Cork (Ireland).

Editore:
La Fabrica, Madrid
Numero di pagine:
64 pagine
Testo:
Without essays, captions or pagination
Lingua:
Inglese, Spagnolo
ISBN:
978-8416248223
Dimensioni:
26x17,5cm

marielasancari.com

A cura di Valentina Isceri

Traduzione a cura di Emanuele Spedicato