Thom and Beth Atkinson,
Missing Buildings,
Hwæt Books,
First Edition, October 2015
Missing Buildings cerca di rispondere alla visione dell'artista ufficiale di guerra John Piper di conservare le rovine della Seconda Guerra Mondiale a Londra. Questo esauriente corpo di lavoro, realizzato negli ultimi cinque anni circa, analizza sia il paesaggio fisico sia quello immaginativo del London Blitz.
Più di un milione di edifici furono distrutti o danneggiati a Londra dai bombardamenti avvenuti tra il 1940 e il 1945. Da un misterioso buco in una casa a schiera della periferia a una incongrua propietà nella città post bellica, Londra è un vasto sito archeologico, generando le cicatrici visibili del suo violento passato di guerra. 70 anni dopo il VE Day, le fotografie di Thom e Beth ricercano le tracce evidenti del Blitz, sia reali sia mitologiche, con l'idea che dovremo ricordare ciò che rimane e contemplare i suoi effetti sulla psyche degli inglesi.
Thom e Beth Atkinson sono fratello e sorella.
Intervista
Gianpaolo Arena: Potreste dirci qualcosa in più su come avete avviato il vostro progetto "Missing Buildings"?
Beth Atkison: Eravamo entrambi interessati al modo in cui i racconti, il folcrore e la storia lasciano tracce sul paesaggio- sui luoghi dove una mitologia ha modellato il modo in cui noi capiamo e interpretiamo un luogo. Credo che entrambi siamo arrivati a sentire di spingerci a Londra. Per noi, è un luogo dove la storia di Blitz è così possente- non proprio nei termini del suo effetto fisico sulla città ma nel suo effetto sulle nostre idee di noi stessi. E' una forma di mito.Così, storia lunga o corta, abbiamo deciso di provare e calcolare come fare fotografie che evocano questo sentimento.
Thom Atkison: Abbiamo cominciato con il camminare e parlare. Inizialmente, abbiamo cercato poche diverse maniere di fotografare l'idea ma la forma finale del lavoro alla fine si era evoluto e determinato. Per me, questo è il momento in cui esso è cominciato realmente, forse un paio d'anni per fare fotografie. no, non l'abbiamo fatto.Abbiamo impiegato sei anni fotografando costruzioni disperse e, prima di questo, forse un paio d'anni per pensarci su e cercare le cose da fare. Non abbiamo deciso di creare un libro fino a molto più tardi, quando abbiamo potuto vedere che sarebbe stato efficace.
Gianpaolo Arena: Avete dato l'avvio al progetto con l'idea di fare un libro?
Beth Atkison: Credo sia diventato più chiaro verso la fine del fotografare che il progetto era qualcosa che volevamo condividere con altri e fare un libro di fotografie percepito come il più appropriato formato per questo; non così provvisorio come un brano editoriale, non così esclusivo come una esibizione. Le foto nel libro sono soltanto la selezione di centinaia di siti che abbiamo fotografato e curando l'edizione del nostro lavoro, rilanciando e prendendo la giusta andatura avvenuta nello stesso momento del medesimo disegno del libro. Esso è cresciuto in un libro. Credo che sarebbe stato molto angosciante programmarlo come libro dall'inizio.
Thom Atkison: No, non l'abbiamo fatto. Abbiamo impiegato più di sei anni fotografando costruzioni disperse e, prima di questo, forse un paio d'anni per pensarci su e cercare le cose da fare. Non abbiamo deciso di creare un libro fino a molto più tardi, quando avremmo potuto vedere che sarebbe stato efficace.
Gianpaolo Arena: Come vi siete avvicinati al paesaggio e agli spazi urbani mentre lavoravate al vostro progetto?
Beth Atkison: Camminando in giro, cercando di trovare foto piuttosto che cercare siti significava che stavamo leggendo il paesaggio per indizi e immaginando cosa poteva essere accaduto là. Noi stavamo progettando le nostre storie e la nostra mitologia sul paesaggio piuttosto che nella documentazione dei fatti.
Thom Atkison: Il lavoro fu fatto tutto camminando. Guardavamo le mappe, scegliendo un'area accidentata di Londra da includere, poi circolavamo là in auto o con trasporto pubblico. Una volta là noi ci avviavamo a piedi alla ricerca. L'indagine per immagini non era sistematica. Andavamo a lume di naso. Se trovavamo un sito potenziale, noi giravamo attorno ad esso e lo studiavamo per un certo tempo, decidendo come esso sarebbe stato utilizzato al meglio come immagine. Molto del tempo in cui ci siamo mossi non abbiamo fatto una foto.
Gianpaolo Arena: Quale è stato il vostro libro di fotografia preferito degli ultimi anni?
Beth Atkison: Io credo chela mia recente foto-libro preferita sia "Another Language" di Marten Lange. E'una idea semplice ma una specie di allegoria. Non necessita di spiegazioni. Essa racconta la sua storia interamente visuale. La fotografia e il paesaggio sono quegli altri linguaggi. Le foto sono belle ma insieme esse parlano l'un l'altra e rimano l'un l'altra. Io amo quel libro. Penso ad esso in ogni momento.
Thom Atkison: Anche a me piace molto il libro di Marten Lange. Un altro libro recente preferito è quello di Jem Southam, The river winter. Ancora, esso è molto visuale e c'è una semplice gioia viscerale nel guardare l'opera evidenziandola tutta essa e un'altra mitologia- un soggetto che io trovo sconfinatamente affascinante. C'è una grande profondità nell'opera- vi fa tornare indietro, pensandone sentendo ma mai realmente raggiungendo un punto finale in cui esso si sente esaurito o totalmente capito.
Hwæt Books is a photobook publishing imprint founded in 2014 by Thom Atkinson. Our first publishing project is Missing Buildings by Thom and Beth Atkinson. Hwæt is an Old English word used in the telling of stories. It has been translated as Hear me! What ho! Hark! Behold, Listen, How or So.