Landscape Stories: Lei è famosa in tutto il mondo per i suoi ritratti d’animali che sembrano antropomorfizzati. Qual è l’idea dietro alla serie “Monkey Portraits”?
Jill Greenberg: Amo realizzare ritratti in generale e quando mi venne l’idea di fotografare animali… amo fotografare le scimmie, le loro facce sono così simili a quelle degli umani, sebbene non lo siano. Ci ricordano semplicemente che anche noi siamo animali e non dovremmo prenderci troppo sul serio.
Landscape Stories: Il lavoro che ha svolto con gli animali, come ha cambiato il modo in cui guarda al mondo; oppure è una specie di sua visione del mondo? Cosa la ispira?
Jill Greenberg: Ero solita fare ritratti del mio cane quando ero una ragazzina. È il modo in cui ho sempre guardato al mondo, attraverso l’umanità degli animali. Proprio come ogni persona, si può guardare dentro di loro. E’ semplicemente il modo naturale in cui il mio occhio si rapporta alla vita e alla mia fotografia.
Landscape Stories: Gli animali ci parlano attraverso i loro occhi (…sono come uno specchio della propria anima) e sono capaci di dirci come vivono e che cosa provano. Il loro sguardo riflette il mondo in cui vivono; quanto di questo mondo controllano e quanto gli sfugge. Che cosa pensa di tutto ciò?
Jill Greenberg: Un ritratto sia di un umano che di un animale fatto in studio, può essere forviante, nel senso che ti portano a credere qualche cosa riguardo al soggetto che non esiste veramente. Il modo in cui io fotografo può far vedere all’osservatore più di ciò che è davvero lì , o almeno qualcosa di diverso da ciò che è realmente.
Intervista a cura di Camilla Boemio