Landscape Stories: Qual è la funzione di una visione romantica nella cultura della fotografia contemporanea?
Nicolas Wilmouth: Esattamente avere la capacità di meravigliarsi, di restare curioso e impressionabile, con il desiderio di farsi raccontare una storia.
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Landscape Stories: Qual è la sua fonte di ispirazione?
Nicolas Wilmouth: Essenzialmente la rappresentazione dell’identità e la morte, più filosoficamente: il bello e la forma nella rappresentazione… degli uomini? Irvin Penn, Duane Michals, Jeff Wall, Eiric Poitevin, il Caravaggio, Samuel Beckett e Pierre Desproges.
Landscape Stories: Il suo lavoro è nostalgico? Quali emozioni le trasmette la natura?
Nicolas Wilmouth: Il ricordo mi ossessiona, il gusto delle cose, la loro impronta nella mia memoria, sentire attraverso degli odori, degli oggetti, dei luoghi forti di ‘sensazioni’ sempre presenti o più… la nostalgia è qui, meno della malinconia… amo l’idea di sentire la natura come qualcosa di divino, con il suo respiro, la sua forza. Anche l’idea del tempo mi interessa, contemporaneamente statica e mobile, qualcosa di lento e profondo che si muove piano piano, impercettibilmente contro di lui non si può niente.
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Landscape Stories: La realtà ha una relazione assoluta con la sua fantasia?
Nicolas Wilmouth: La realtà può essere sognata tanto quanto il sogno può essere realizzato, il confine è sottile tra le due. Le fotografie possono essere il mezzo e il collegamento tra l’inaccessibile ed il concreto. Essa materializza il sogno così come essa sa snaturare una realtà o almeno ridarle un altro senso.
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Landscape Stories: La sua visione del surreale è così personale e rara. Cosa le piace del surrealismo?
Nicolas Wilmouth: Preferisco parlare d’assurdo e di grottesco piuttosto che di surrealismo. Si tratta di un punto di vista preciso su delle cose semplici con una luce curata per rivelare l’essenza delle cose e dare un’anima a degli oggetti o cose in apparenza inanimate.
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Landscape Stories: Lei vede nella bellezza alcuni aspetti rivoluzionari?
Nicolas Wilmouth: La bellezza può essere nel quotidiano, un gesto, uno sguardo, un oggetto nella luce. Delle cose semplici ma che, guardate con attenzione, possono rivelarsi sorprendenti.
Landscape Stories: Qual è la sua idea di paesaggio? È un suo punto di riferimento o un contrasto di forze?
Nicolas Wilmouth:Amo l’idea di un paesaggio mentale, che ci possa appropriare d’un luogo, d’un albero, d’una prateria, d’una vallata e farsene un mondo proprio, interiorizzare un luogo per nutrire il proprio immaginario. Mi piace l’idea di personificare una montagna o un lago, vedere un cane o una scala.
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Landscape Stories: Principalmente qual è il suo interesse per la tassonomia?
Nicolas Wilmouth: Mi piace l’ambiguità della rappresentazione. È ciò vivo o morto? Reale o no? È anche un pretesto per un ritratto, e riuscire a creare un ponte tra un animale morto e me è molto motivante, come arrivare a stabilire un dialogo impossibile. Attraverso il mio schema e la mia luce cerco di sentire il respiro dell’animale benché sia immobile e polveroso, mi piace tendere verso la risonanza e la vibrazione delle cose.
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Landscape Stories: Le sue immagini di ‘Hors series’ potrebbero essere delle delle inquadrature di un film di Werner Herzog. Lei cerca di trovare una nuova relazione con il mondo?
Nicolas Wilmouth: È un elegante miraggio simile al concetto della ‘Fata Morgana’ di Herzog. Cerco di essere preciso nella mia visione delle cose, allo stesso tempo mi piace confondere le tracce e lasciare una parte di dubbio, un insieme di domande nell’approccio alle mie immagini, che esse non si svelino subito, non interamente, che esse abbiano un secondo piano di lettura e una vita propria.
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Landscape Stories: Prossimi progetti?
Nicolas Wilmouth: La mia esposizione personale che sarà l’8 settembre alla galleria Van Kranendonk a le Hague e altri ritratti di animali, vivi forse…
Intervista a cura di Camilla Boemio
Traduzione a cura di Gianpaolo Arena