Zackary Drucker opera fondendo elementi di fotografia, video, testo e spettacolo. Questo deriva dalla cura e dalla ricerca di aspetti misconosciuti di storia trans gender, trasportando se stessa nella storia e comunicando la sua esperienza sessuale e di genere. Traendo ispirazione dal discorso teoretico femminista e omosessuale, si rivolge allo sfruttamento sessuale, alla rappresentazione trans gender, alla performance dei travestiti ed esplora le relazioni che promuovono l’eredità queer/anticonformista. Generalmente Zachary utilizza il mezzo fotografico. Scatti selezionati e inediti dal Translady Fanzine, realizzati con Amos Mac, sono esposti alla galleria Luis De Jeus a Los Angeles. Ha vinto l’importante premio 2009 California Community Foundation, ed ha tenuto mostre personali al Centre Pompidou, al New Museum, spettacoli dal vivo al UCLA Hammer Museum e molto altro al San Francisco International Film Festival.
Landscape Stories: Ci puoi dire qualche cosa in più a riguardo del progetto “Home”?
Zackary Drucker: Ho creato questa serie con Amos Mac che è fotografo e l’editore di Original Plumbing, una rivista trimestrale di lifestyle per uomini transessuali. Con Amos abbiamo iniziato un dialogo quando ha sviluppato l’idea di un nuovo progetto, una serie di collaborazioni con donne transessuali. La pubblicazione che ne é derivata é Translady Fanzine, numero 1. Io ed Amos abbiamo deciso di creare una fotostoria performativa usando la mia casa d’infanzia a Syracuse a NY, come sfondo. Utilizzando l’idea di casa come contesto per esplorare la mia storia ed evoluzione, la serie nel suo profondo espone e destabilizza allo stesso tempo le veritá fondamentali di origine ed autenticitá personali.
Landscape Stories: La tua opera fornisce un luogo per costruire te stesso. Puoi spiagare questo concetto?
Zackary Drucker: Ero a malapena una persona quando ho cominciato a vivere in questo mondo e di conseguenza ho raccolto 28 anni di esperienza cambiando continuamente. Tutto ció che indossiamo nella vita si accumula, si deforma e riverbera prima di purificarsi completamente da noi stessi. Io sono sempre diverso. La mia opera ha documentato i miei diversi “io” nel divenire.
Landscape Stories: Qual é il tuo linguaggio? Penso anche a “You will never, ever be a woman. You must live the rest of your days entirely as a man, and you will only get more masculine with each passing year. There is no way out” (2008).
Zackary Drucker: Il linguaggiio che uso e metto in scena é un Inglese Americano sub-popolare, volgare. Nel caso di “You will never, ever be a woman…”stavo leggendo e allo stesso tempo percepivo “sfumature” da mia sorella Van Barnes, cosicché sembrava piú un dialogo realistico che un copione scritto. Parte del linguaggio che uso é inventato o improvvisato, e si discosta dall’esplorazione delle relazioni, dalla mia scrittura o dalla lingua del passato delle regine. Una delle fonti migliori che abbia mai trovato sul linguaggio queers é un libro dei primi anni 70 di Bruce Rodgers, intitolato “The Queens Vernacular”, che ho scovato nell’appartamento di mia nonna, Impeccabile Sabrina. Ho estrapolato un bel po’ d’ispirazione da quel libro.
Landscape Stories: Com’é il linguaggio queer ?
Zackary Drucker: E’ molto piú colorato di un linguaggio alternativo.
Landscape Stories: Tu indaghi il potere delle relazioni tra il dare spettacolo e il voyeurismo, usando il tuo corpo. Che cosa significa per te?
Zackary Drucker: Mi piace sfidare direttamente il mio pubblico – gli spettatori sono di gran lunga al sicuro nei loro corpi quando assistono ad un’opera d’arte, specialmente con la distanza e il distacco dato dalla tecnologia digitale. Tu sei ben piú al sicuro in questo momento di quanto vorrei, mentre leggi le mie parole e il mio corpo sullo schermo del tuo computer. Il mio tentativo é di rendere le persone consapevoli di chi sono e di come potrebbero (a volte senza volere) prendere parte ai sistemi di potere. Per fare questo uso il mio corpo come un mezzo di provocazione, ma anche come un condotto e un ricettore di aspettativa e di giudizio. Insisto sul fatto che nessuno si sente completamente ”a casa” nel proprio corpo, e che nessuno ci riesce in un mondo che ci obbliga a migliorare costantemente il nostro aspetto esteriore.
Landscape Stories: Che cosa ti lega a Diane Arbus?
Zackary Drucker: La storia
Landscape Stories: Che cos’hai ereditato da Marina Abramovic, Gina Pane e Chris Burden?
Zackary Drucker: A trascendere i limiti del corpo e i legami psichici, ho imparato a conoscere i territori piú ambigui, l’auto sfruttamento, la ridicolizzazione della vulnerabilitá. Tuttavia ho appreso di piú da Ron Athey, da Flawless Sabrina e Kate Bornstein
www.zackarydrucker.com
www.luisdejesus.com
Intervista a cura di Camilla Boemio
Traduzione a cura di Federica Barbon