Landscape Stories: Nel corso degli ultimi trenta anni lei ha realizzato vari notevoli lavori fotografici concentrandosi sul ritratto. Perché fotografare le persone?
Judith Joy Ross: Dove tutto ha inizio. Era il 1967 ed avevo appena iniziato il primo corso di fotografia, sono stata subito attratta dal fotografare le persone. Vorrei iniziare con una foto fatidica di quel momento: il soldato in un autobus. Ho ancora oggi l’originale dello scatto, posso ricordarlo ma allo stesso tempo posso riguardarlo cogliendone quel momento. Mi ricordo di essermi avvicinata il più possibile a lui nell’autobus ed averlo fatto in modo furtivo; era così commovente e catalizzante. L’immagine onora la vita di quest’uomo e ciò che rappresentava in quel momento. Anche se non è esattamente chiara la sua storia. Si può indovinare. Si può prendere cura di lui raccontandola ai bordi e facendola dolcemente immaginare. Ecco perché fotografo persone. Ho scoperto potevo catturare la verità emotiva e poetica di qualcuno. Non c’è molto da fare la fotografia è davvero cambiata da allora, dal 1981 ho lavorato con una camera di grande formato 8xI0". Ancora oggi c’é il desiderio di vedere quel ‘qualcosa‘ in una persona e lavorare con il coraggio di fotografarlo. Si può o non può essere più difficile da realizzare con un banco ottico di una telecamera a mano, ma ho convinto me stessa dei perfetti sconosciuti si lascino fotografare, perché la mia macchina fotografica è indubbiamente così interessante. Migliore di tutte, perché è difficile da inquadrare una foto con una grande macchina fotografica, penso siano le soluzioni più complesse per realizzare foto e passare sopra le facili immagini che avrei potuto fare con una telecamera palmare. Anche se non so se sia realmente vero. Il fatto che ho troppo tremore ad utilizzare una telecamera palmare, mi impedisce di vedere realmente il soggetto.
Landscape Stories: In generale, non vi è nulla di spettacolare negli esterni, o interni, che avete scelto per ambientare i vostri ritratti, ma al tempo stesso sono perfetti nel descrivere la società Americana.
Judith Joy Ross: Non è solo tipico della fotografia, descrivere ciò che si vede mantenendo l’obiettività… Grazie a Dio, a Daguerre, e a Talbot, alcuni frammenti di realtà finiscono in una fotografia. Sono totalmente presa dalla persona che sto fotografando e non dallo scenario nel quale le immagini si sviluppano. Lavoro veloce con la pellicola in lastra 8×10” perché sono accomodante con la persona che per me è un estranea, la quale mi sta offrendo il suo tempo. Non voglio una foto sia “bella”, con ciò che riteniamo canonico esserlo. Voglio che sia realista, significando il dovere avere vari elementi ordinari della vita. Cerco di mettere al sicuro nei ricordi ciò che deve essere conosciuto come chiunque altro avrebbe fatto. Non scegliendo un’ambientazione nella quale collocare una persona. Ho fotografato la persona in un ambiente qualunque cosa accada.
Landscape Stories: Mi descriva le sue tante serie fotografiche e come sceglie i progetti?
Judith Joy Ross: Io lavoro in serie, da quando i miei soggetti sembrano richiedere questa procedura. Le prime tre serie realizzate: ”Eurana Park, Weatherly, Pennsylvania“1982, “Portraits at the Vietnam Veterans Memorial, Washington, D.C” 1983-84 e “Portraits of the U.S. Congress” 1986-87, hanno elementi relativi alla scoperta di me stessa e della vita. Tutte le serie successive erano orientate verso cose che sapevo e volevo che le persone ne rispecchiassero questi elementi. Potrei dire che tutte le immagini sono state realizzate con individui nell’arco ordinario della vita… ritratti di persone a scuola, al lavoro o durante i passatempi, in chiesa, durante la votazione o solo in luoghi come, la casa o in strada e, naturalmente, in guerra. L’ultima serie che ho realizzato è stata: la gente con la natura, una tematica estremamente complessa. Ritengo sia più comune e forse più naturale, al momento storico e sociale in cui viviamo, essere fotografati in una macchina o in un centro commerciale che nella natura. In realtà ho incontrato un uomo ad una cena la settimana scorsa che mi ha detto nel corso della nostra conversazione “Detesto la natura “. E’ l’esatto opposto del mio punto di vista, gli ho chiesto di spiegarmi che cosa implichi la sua brusca affermazione. Ha detto per lui la Natura era spaventosa e inconoscibile, era talmente sincero ed onesto mentre sosteneva la sua tesi. Per me è stata una rivelazione scioccante, al tempo stesso lampante per imparare come il pensiero della maggioranza degli Americani i quali preferiscono: il centro commerciale ad un campo o un parcheggio ad uno stagno. Spiega davvero perfettamente la forza trainante della cultura Americana che ha bisogno della natura per fare soldi o spera che sparisca.
Landscape Stories: Come ha fatto a fotografare i membri del Congresso, degli Stati Uniti, in modo equo?
Judith Joy Ross: Se siete alla ricerca della verità, due modi possono attuarsi: la tua opinione accompagnata dalla ripresa di una fotocamera; ma se siete attratti dall’idea della verità tramite la fotografia l’avrete nello scatto stesso. Riferendomi alla domanda iniziale, non so se l’ho fatto o se non ho fotografato in modo equo, non credo comunque sia importante. Beninteso, alcuni membri del Congresso con i quali ho condiviso le mie stesse idee politiche ho scoperto fossero cretini e alcuni con i quali ho avuto un iniziale totale disaccordo mi sono ricreduta e ho scoperto fossero in gamba. Ho realizzato delle belle foto di tutti loro. Alcuni membri del Congresso avevano una dignità naturale o molti altri sembravano come la maggior parte di noi sarà dopo i cinquantacinque anni, ovvero cartoni animati viventi. La tale complessità dell’ umanità è stato l’ingrediente saliente per tante valide fotografie. Non ho mai fotografato nessuno ho ritenessi assolutamente spregevole… Ho tentato di farlo, ma sono indubbiamente bloccata nel realizzare una buona immagine. E’ stato così complesso potere avere un appuntamento di 15 minuti in un ufficio del Congresso. Ho dovuto controllare i minuti e non sgarrare il secondo. Non avevo mai visto le persone prima di fotografarle. Ho incontrato tutti questi politici importanti per la prima volta. Avevo immagazzinato i loro volti precedentemente assimilati ai loro programmi, gli elementi hanno stilato l’immagine. E’ stato molto faticoso in quindici minuti dovere dare attenzione ad ogni piccolo particolare sapendo che non avrei avuto un’altra possibilità. Cosa avreste fatto al posto mio… devi cogliere l’essenza della persona senza trasformarla, garantendo una cruda realtà. Non è proibitivo essere “veritiero”. A volte ero troppo stanca o priva di sprone per realizzare degli ottimi ritratti, scadevano “di tanto in tanto “come ha sostenuto Susan Kismaric, “verso la caricatura”. Come a volte succede rivedendo alcune immagini dei membri, di entrambe le fazioni politiche, sono orripilanti o troppo divertenti, ma pur sempre rivelano elementi illuminanti nei quali le persone possono scoprire delle sfumature inedite. Stavo cercando di cogliere la verità, ritengo di essermi molto avvicinata ad essa.
Intervista a cura di Camilla Boemio
Traduzione a cura di Camilla Boemio