Landscape Stories: Quando è cominciata la sua carriera fotografica? E perché? Da dove nasce il suo lavoro?
Muge: Ho cominciato a fotografare al liceo, coi miei compagni ci facevamo delle istantanee in continuazione per paura che non ci saremmo più visti in futuro e sapendo che le fotografie sarebbero rimaste e sarebbero divenute i nostri ricordi. Non so perché abbia cominciato. Quando mio padre spese tutto il suo stipendio per comprarmi una macchina fotografica ho fatto tesoro di quel regalo con amore. Le origini di quello che faccio possono essere ritrovate nell’integrazione e nella collisione tra l’esperienza reale e la quotidianità. A parte questo, traggo molta ispirazione dalle tradizioni della cultura cinese.
Landscape Stories: Ci sono dei fotografi o delle correnti da cui ha tratto maggiormente ispirazione?
Muge: Mi è sempre piaciuto studiare la storia della fotografia, dalle sue origini all’era moderna, e fra i moderni molti fotografi mi hanno influenzato. Fra questi soprattutto Peter Henry Emerson, Sally Mann, Masahisa Fukase, Josef Sudek, Victor Schrager mi hanno aiutato a persistere in quello che faccio e a cercare una strada per esprimermi in maniera personale.
Landscape Stories: Quanto profondamente l’ambiente e i luoghi in cui è cresciuto hanno influenzato il suo lavoro?
Muge: Quando ero piccolo parlavo a mala pena di fronte alle persone, specialmente se c’era molta gente. Ero nervoso. Ho studiato in un collegio fino all’età di 12 anni. Al liceo ho imparato a relazionarmi come gli altri ma dovendo affrontare un grosso difetto di balbuzie e questo mi spinse a diventare sempre più introverso e sensibile, e perfino un po’ diffidente. Questo mio modo d’essere mi ha portato ad osservare ed esaminare tutto ciò che mi circondava, oggetti e persone, piuttosto che a voler entrare in comunicazione verbale con loro. L’intervento del linguaggio nell’espressione di se stessi obbliga ad una riflessione e misuratezza eccessivi portando quindi alla perdita della parte più istintiva e sincera di noi stessi e introducendo quindi la menzogna.
Landscape Stories: Ha un metodo di lavoro standard o questo varia a seconda del progetto? Potrebbe parlarci dei temi che le sono più cari nella sua produzione artistica e in che modo si sviluppa il suo lavoro?
Muge:Non ho un modo prestabilito di lavorare, ma parto comunque da un principio che è quello di arrivare ad esprimere quello che ho più nel profondo, e so anche che non voglio dare nessun significato politico particolare alle immagini. Questo lo evito coscientemente.Per quanto riguarda le foto, le intendo come dei media visuali create per convogliare significati personali ma allo stesso tempo per sorpassare la funzione di meri strumenti di critica. Un aspetto per me fondamentale è il fatto che io ricerchi e ritrovi nelle foto un aiuto a vedere sempre più in profondità nei miei sentimenti e nel mistero delle cose. Nella serie “Going Home” intendevo principalmente studiare e analizzare il modo in cui dovremmo guardare alla Diga delle Tre Gole (aka San Xia) al giorno d’oggi invece che avere sull’argomento dei punti di vista critici meramente personali. Penso che le condizioni di vita e i sentimenti delle persone che sono interessate e colpite dal progetto della diga siano molto più importanti dell’esistenza della diga stessa. La serie “Ash” è divisa in due sezioni. Nella prima, Still Life, viene esaminata l’esistenza degli oggetti nella realtà, oggetti che sono presi dalla vita quotidiana più materiale. Ovviamente io non ero interessato semplicemente a rappresentare gli oggetti in quanto tali quanto a rappresentare quegli oggetti contestualizzandoli nel loro spazio e nel loro tempo, e forse anche nel nostro cuore. La seconda parte è “Shan Shui”. Questa è la parola che tradizionalmente viene usata quando ci si riferisce a panorami reali che coinvolgono in qualche modo anche i panorami della nostra mente. Nella serie Ash, Shan Shui è una visualizzazione del desiderio e dello sviluppo umani che di fatto hanno stravolto i paesaggi naturali. In altre parole la natura è stata modellata dalle mani umane. Il concetto chiave di entrambe le sezioni si ritrova in ciò che sostiene Lao Tzu, il fondatore del Taoismo: il Tao obbedisce alla legge della natura, in altre parole, l’uomo non dovrebbe rivendicare nessuna proprietà sulle cose, mai vantarsi dei propri meriti e del proprio contributo, mai cercare di sottomettere o dominare altre specie, ma ascoltare le leggi della natura e allinearsi al suo processo di sviluppo. Il titolo Ash (Cenere) deriva dalla Bibbia: polvere alla polvere, cenere alla cenere, e che Dio benedica il vostro spirito in paradiso. Amen!
Landscape Stories: Quello che mi ha colpito del suo nuovo progetto ‘塵 ASH’ è il suo desiderio di esplorare nuove direzioni e di pensare in maniera molto concettuale. Vedremo più lavori concettuali in futuro?
Muge:Non mi interessa copiare la realtà. Le immagini mi aiutano a ritrovare i sentimenti e a scoprire i misteri che vi si celano. Non ho mai pensato seriamente a cosa farò in futuro, ma i sentimenti rimarranno al centro di ciò che esprimo. Ovviamente poi non mi limiterò ad un determinato sentimento. Potrei per esempio partire anche da un idea o da un concetto. Il mio prossimo lavoro sarà sicuramente più concettuale e misterioso. Esplorerò la definizione di Shan Shui in agricoltura nella fase di scatto e dell’installazione nell’esposizione.
Landscape Stories: Sempre riferendoci al suo libro ‘塵 ASH’, potrebbe dirci qualcosa riguardo alla creazione di questo suo nuovo lavoro (il concetto base, l’editing, il design, la stampa, ledizione limitata ecc.)?
Muge: Prima di tutto vorrei ringraziare la designer, Amanda, e il supervisore, Mark, della Zen Gallery di Tokyo. Prima che il lavoro di design cominciasse abbiamo discusso molto su quali sensazioni dovessero essere espresse e abbiamo scambiato a lungo le nostre opinioni sulla serie di Ash. Il concetto finale sul quale abbiamo trovato un accordo comune è un idea della Zen Gallery. Amanda ha scelto una combinazione di pagine singole e di pagine piegate a fisarmonica come nei volantini di presentazione del libro, cosa che ho molto apprezzato anche perché riprende il formato in cui si presentavano i libri tradizionali cinesi, mentre le pagine singole presentano delle stampe molto eleganti, tanto che potresti incorniciarle e appenderle alle pareti di casa. Credo che sia veramente un ottimo modo di esporre i propri lavori. La collezione è limitata a 500 copie e ognuna è una copia unica, diversa dalle altre, perché di proposito abbiamo evitato di dare una sistemazione standard alla disposizione delle foto. Rompendo la normale sequenzialità intendevamo portare il lettore a interpretare e comprendere le foto in modo personale.
Landscape Stories: L’uso della luce è un aspetto di enorme importanza. In che modo la luce la aiuta a creare la storia? C’è qualcosa in particolare che la ispira e la guida nella creazione di uno stato d’animo particolare?
Muge: La luce simboleggia la speranza. In “Ash” ho usato raramente luci chiare e stereoscopiche perché volevo che le luci fossero un ingrediente per creare un’atmosfera. Nella fotografia numerata Still Life XV quei piccoli puntini luminosi su uno sfondo scuro diventano molto chiari ed evidenti. Questo riprende un costume cinese. Tradizionalmente, quando si prega per richiedere una grazia o per ottenere qualsiasi cosa si posizionano delle monete in una teca e questi puntini luccicanti, per me, sono una metafora della speranza
Landscape Stories: Il suo lavoro interessa in modo molto specifico le idée di paesaggio. Qual’è il suo approccio ai paesaggi durante la lavorazione di un progetto? C’è un lavoro sulla sua memoria dei paesaggi cinesi che poi la conduce ad esaminare i suoi sentimenti e sensazioni su di essi?
Muge: Virtualmente, nella serie “Ash”, la sezione denominata Still Life raccoglie più immagini rispetto all’altra sezione, Shan Shui. I paesaggi in Shan Shui rappresentano la natura modellata dal desiderio e dallo sviluppo dell’uomo. L’amore dei cinesi per Shan Shui (acqua di montagna) viene dagli antichi Shan Shui, dipinti che creano scenari non soltanto con paesaggi visibili e reali ma anche con elementi provenienti dalla mente dell’autore. Erano come sogni idilliaci. Quando lavoro su Shan Shui mi tornano alla mente molti scenari invisibili che provengono direttamente dagli antichi Shan Shui. Nonostante ciò, quello che ho fotografato è sicuramente diverso perché gli antichi Shan Shui non esistono più; di quelli scenari è rimasta solo la natura modellata dall’uomo.
Landscape Stories: Perché utilizza il bianco e nero? E quale tipo di attrezzatura fotografica utilizza?
Muge:Non rifiuto né il bianco e nero né il colore. Solitamente decido in base al tipo di progetto. Rispetto al colore, la dimensione del bianco e nero è più soggettiva e vicina al mio mondo interiore e alla mia orientazione spirituale, per cui la preferisco.
Landscape Stories: Cosa può dirci sui suoi prossimi progetti?
Muge: Il mio prossimo progetto sarà una prosecuzione di “Ash”. Tratterò i soggetti nella sezione Shan Shui ma in maniera più concettuale e misteriosa. Includerò una varietà di nuovi materiali e nuovi metodi di rappresentazione e esposizione.
Intervista a cura di Gianpaolo Arena
Traduzione a cura di Mirco Pilloni