Landscape Stories: Nella serie intitolata ‘As dark as light’ ha lavorato al paesaggio notturno della città (dal 1996). Usa il tema del paesaggio per esplorare la percezione borderlines. Se tali confini devono essere individuati in un dato momento, la notte è il tempo effettivamente strategico per farlo. Potrebbe parlarcene?
Axel Hütte: La fotografia, più di ogni altro mezzo visivo, dipende totalmente dalla luce. Le prime fotografie realizzate sono state scattate di notte nei distretti rurali, dove in lontananza una sola fonte di luce illuminava il paesaggio. Ci sono voluti fino a 30 minuti di esposizione. Un fenomeno interessante, nel lavorare, nel quasi completamente buio è che si vede di più sono i dettagli sulla stampa finale rispetto alla realtà. Quindi si può dire che il mio primo interesse sia la serie notturna, un buon esempio di riflessione sulla percezione e le limitazioni della percezione.
Landscape Stories: Potrebbe approfondire su cosa decide di orientarsi verso un determinato argomento? La sua ricerca verte sul paesaggio, urbano e naturale. Come la struttura?
Axel Hütte: Concentrarsi su un argomento è un metodo di lavoro per evitare l’idea caleidoscopica che tutto sia possibile e tutto funzioni come immagine. Questo è corretto solo se si sta lavorando sul tema della banalità e del qualunquismo. Lavore su un argomento significa che si guarda a volte fino a cinquecento possibilità, fino a sceglierne solo uno o due lavori per una foto. La selezione è possibile solo attraverso l’esperienza, un apprendimento costante; ma a volte non si riesce comunque nell‘obiettivo e l’immagine non è soddisfacente come avete pensato, come i tuoi occhi avevano delineato rispetto a ciò che ha reso la lente della fotocamera.
Landscape Stories: La sua ricerca di un’idea di purezza, una sorta di genesi della Natura. Nella quale la composizione esatta delle immagini ricorda anche lo stile dei pittori Tedeschi del XVIII secolo.
Axel Hütte: Lo stile dei pittori tedeschi del XVIII secolo è il romantico, il mio lavoro non è legato a tematiche: religiose, cosmiche, o all’atmosfera mondo nella quale ogni speranza è andata. La romantica sensazione dello Zeitgeist si esprime nel titolo della pittura di Caspar David Friedrichs “Die Hoffnung gescheiterte / das Eismeer.”
Landscape Stories: Cose é per lei il Sublime?
Axel Hütte:Per seguire la traccia del sublime si dovrebbe avere in mente l’affermazione di Lawrence Weiner “Turned as the world turns.” Edmund Burke scrisse la sua “filosofica inchiesta sull’origine delle nostre idee del Sublime e del bello” nel 1757, solo sette anni dopo Immanuel Kant ha scritto “Kritik der Urteilskraft.” Per Burke il sublime è legato alla paura e lo spavento causato dal: buio, l‘oscurità, la vastità, i colori giganteschi, l‘eternità o determinati colori, come il nero. A volte questo orrore è addomesticato, come nell’arte, diventando un “orrore dilettevole.” Kant descrive anche il sublime come un sentimento catartico dall’incontro e dal confronto delle grandi risorse della natura. I limiti e le vastità dei paseaggi: l‘oceano, le montagne enormi, i lampi, i tamburi del tuono, tutti i fenomeni naturali appaiono oltre ogni misura e la potenza sintesi dell’immaginazione è esasperata ai suoi limiti. Grazie alla “ragione” gli esseri umani hanno uno strumento per incontrare quei fenomeni. Nel saggio Barnett Newman “Il sublime è ora” porta in primo piano un nuovo quadro di riferimento al sublime. Non è legata all’esperienza della natura travolgente, ma al confronto davanti ad un grande quadro monocromo, che porta a una ripartizione di forma sintetica. Thus crea l’esperienza di qualcosa di “irrappresentabile / incomsurable.” Questo breve riassunto indica il cambiamento del significato, come i riferimenti siano cambiati.
Landscape Stories:‘L’attuale mostra ‘Fantasmi e Realtà’ alla Fondazione Fotografia di Modena, organizzata in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, introduce un gruppo di opere dell’ Appennino Modenese attraverso la relazione con il paesaggio Alpino. Ulteriori opere esposte conducono lo spettatore attraverso altre visioni della natura, dall’acqua riflettente di Rio Negro ai ghiacciai Norvegesi: luoghi sublimi e allucinanti, dove lo sguardo è affascinato dalla maestosità del paesaggio e la percezione della realtà sembra essere incerta. La magistrale combinazione dei diversi luoghi caratterizza la mostra. Ce ne parli.
Axel Hütte: Nei miei lavori sul paesaggio sto lavorando con il vuoto, senza segni di civiltà o di un’indicazione narrativa, così nel migliore dei casi chi li osserva é perso nel tempo e nello spazio. È sempre difficile ricostruire il punto di vista, nel quale appunto la telecamera era stata collocata e talvolta come nel water reflection anche il paesaggio sembra essere annegato. L‘irritazione della percezione e il risvegliando della fantasia o dell’immaginazione di chi guarda è il mio obiettivo, quello vedete non è prodotto con la tecnica digitale e non sta portando in un mondo virtuale, ma nei fantasmi della realtà che si scopre se stessi.
Landscape Stories: Come sarà la sua prossima personale, durante la 24° Biennale di Architettura, a Venezia alla Fondazione Bevilacqua la Masa?
Axel Hütte: A Venezia mostrerò solo serie architettoniche realizzati negli ultimi venti anni, tra le quali una serie di Venezia che realizzai nel 1984 ed alcuni scorci urbani notturni di metropoli asiatiche, ho realizzato negli ultimi quattro anni ed il mio primo lavoro video dal titolo: “ATTONITUS.”
Landscape Stories: Come potrebbe descrivere la fotografia e la sua ricerca, in 140 caratteri, per la generazione di Twitter?
Axel Hütte: La fotografia è un mezzo che è stato legato all’idea di essere una testimonianza del tempo e di un luogo. Con il mondo virtuale digitale, questa verità sta svanendo. Entrate per la porta stretta delle possibilità analogiche, Apri i tuoi occhi, devi essere curioso ed iniziare a lavorare, seguendo il vostro cuore – buona fortuna e non dimenticare, il fallimento è un buon modo per avere successo.
All works Courtesy of Axel Hütte/Fondazione Fotografia Modena
Intervista a cura di Camilla Boemio
Traduzione a cura di Camilla Boemio