Interviste

Matt Eich • Photographer, U.S.A.

I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Quale artista ha influenzato maggiormente i suoi esordi? Pensa che il suo approccio sia simile a quello di altri artisti, contemporanei o del passato?
Matt Eich: Quando ho iniziato a fare foto, guardavo i fotografi di paesaggio e natura. All'età di 12 anni, andai a un seminario condotto da John Shaw in una buia sala conferenze di un hotel. Dopo aver guardato le mie foto, mi ha regalato una busta piena di pellicole Kodachrome 64. Piccoli segni di incoraggiamento possono fare molto. Guardavo i fotografi del National Geographic e volevo essere Nick Nichols. Sam Abell è l'autore del primo libro fotografico che abbia mai comprato. Al liceo ho lavorato in un negozio di macchine fotografiche, e durante una pausa pranzo sono incappato nel lavoro di James Nachtwey sull'Iraq pubblicato da American Photo. Tutto questo mi ha spinto verso la decisione di studiare fotogiornalismo al college. Cito ancora Eugene Richards come la più grande influenza sul mio lavoro. Quando fotografo penso spesso a Walker Evans, Robert Frank, Garry Winogrand e Alec Soth.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving
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Landscape Stories: È influenzato da altre forme espressive come la letteratura o la musica?
Matt Eich: Tutto finisce per infiltrarsi nel lavoro, sebbene sia molto più assorbito dalla musica e solo un po' dalla poesia. Leggo sempre meno di quanto vorrei - la mia attenzione è spesso spezzettata tra una dozzina di obblighi diversi e avvenimenti simultanei che si svolgono tra l'ambito personale e quello professionale.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: A quali fotografi si rivolge come fonte di ispirazione? Cosa significa la fotografia per lei?
Matt Eich: La fotografia significa cose molto diverse per me. È un mezzo attraverso il quale mi guadagno da vivere, ma questo è spesso l'aspetto meno piacevole. L'arte e il commercio non vanno sempre d'accordo. Quindi, devo ricordare spesso a me stesso ciò che mi attira continuamente verso questo mezzo: una ricerca continua di intimità con estranei per contrastare la mia natura introversa, una sfiducia nella memoria (personale e collettiva) e la spinta compulsiva a raccogliere momenti di bellezza o significativi dalla vita quotidiana.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Come descriverebbe il suo linguaggio fotografico e il suo processo creativo? Ha un metodo di lavoro che segue per ogni serie o varia per ogni progetto diverso?
Matt Eich: Ogni serie o incarico richiede qualcosa di diverso, ma a prescindere da cosa sia, cerco di pensare a come tradurre più efficacemente questa esperienza nel linguaggio visivo che abbia abbastanza elasticità per essere compreso da ogni tipo di spettatore. Come posso avvicinarmi il più possibile, fisicamente o emotivamente, a qualcuno in un periodo di tempo limitato? Se non riesco a colmare il divario, come posso tradurre la distanza tra due persone? La fotografia può essere un modo per smantellare le ipotesi su una persona o un luogo, ma può anche facilmente rinforzare rappresentazioni incomplete o stereotipi. Ho spesso difficoltà con i limiti della fotografia in termini di ciò che posso rappresentare ed esprimere.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Quanto è importante la dimensione narrativa nel suo lavoro? Come vede le sue immagini... come scatti isolati o piuttosto come una sequenza? E cosa pensa del potere di una singola fotografia?
Matt Eich: Posso certamente apprezzare una singola immagine forte, allo stesso modo in cui può esprimere molto una buona singola canzone. Ma il modo in cui lavora il mio cervello è lento e tende a mettere insieme le cose più come un musicista metterebbe insieme le canzoni su un album. I miei progetti, di solito, si sviluppano inconsciamente all'inizio - un filo che attraversa immagini disparate o esperimenti falliti. Alla fine mi rendo conto che sto già facendo qualcosa, e poi devo lottare per dargli una definizione senza limitare il lavoro inutilmente, o lasciandolo debordare eccessivamente. Le immagini dovrebbero stare da sole, ma sono davvero destinate a cantare insieme, in armonia o dissonanza, a seconda del tenore emotivo che il lavoro deve raggiungere.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Quanto profondamente è influenzato dall'ambiente e dai luoghi in cui è cresciuto? In che misura le immagini della sua infanzia sono ancora presenti nelle sue fotografie?
Matt Eich: Sono cresciuto nelle zone rurali del sud-est della Virginia (luoghi come Suffolk, Chuckatuck e Smithfield). Eravamo circondati dalla natura e trascorrevo molto tempo nei boschi, scavando buche, cercando animali, insieme a campagnoli principamente conservatori. Questo ha sicuramente influito sui luoghi che mi attraggono come fotografo. Recentemente ho cercato di archiviare questa enorme quantità di carrelli per diapositive, negativi e stampe che i miei genitori mi hanno consegnato a ondate. Sono praticamente decine di migliaia di immagini mediocri di uccelli, alberi, fiori (natura in generale) e di famiglia che ho fatto dai 10 ai 18 anni quando poi sono uscito di casa per andare al college. Molti degli stessi temi si ritrovano ora nel mio lavoro - l'uso di animali come simbolo e allegoria, la famiglia, come il territorio formi l'identità.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Facendo riferimento al suo lavoro "I Love You, I'm Leaving", come si evolve il progetto da quando inizia a scattare? Le fotografie non si concentrano solo sulla sua famiglia e sui suoi genitori, ma anche sul loro ambiente e sulla sua nuova casa. Potrebbe descrivere la sua esperienza su come fotografa un posto in cui non è mai stato prima?
Matt Eich: Il lavoro si è sicuramente evoluto prendendo molte direzioni diverse. È cominciato con le fotografie della prima infanzia della mia famiglia, una sorta di archiviazione incosciente, che si è sviluppata in una modalità documentaria più compulsiva, e poi durante la scuola di specializzazione si è trasformata in una miscela tra documentario, ritratto e rappresentazione narrativa. Questi cambiamenti nel lavoro sono strettamente collegati alla mia esperienza personale. Le mie prime fotografie dell'infanzia, ad esempio, non sono molto pensate, sono solo rivolte verso la persona amata per ottenere un'immagine. Sono diventato padre all'età di 21 anni, all'università, e stavo documentando compulsivamente quel periodo perché non volevo "perdere" nulla - tutto era così puro e nuovo. L'ultimo cambiamento nel mio lavoro è stato accompagnato dalla sua decostruzione ed elaborato in una rigorosa scuola di specializzazione, mentre i miei genitori si sono separati dopo 33 anni di matrimonio, i miei fratelli hanno dovuto affrontare vicende drammatiche nella loro vita, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti in una nuova città, e il mio ultimo nonno ancora in vita è venuto a mancare. Tutte queste cose che accadevano contemporaneamente mi hanno costretto a riconsiderare il mio approccio e ciò che volevo esprimere con il lavoro.

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Landscape Stories: Quanta collaborazione c'era nelle immagini di questo progetto tra lei come fotografo e i suoi parenti? Perché la sua attenzione si rivolge spesso ai dettagli?
Matt Eich: Molte delle immagini sono di documentazione, alcune con un minimo intervento da parte mia e alcune invece in cui la costruzione è pianificata e discussa tra le parti in anticipo. Mi sono ritrovato periodicamente a scattare immagini metaforiche - immagini di confronto diretto (modelli che guardano nell'obiettivo), immagini con gli occhi nascosti, immagini che contengono cerchi, immagini sulla morte, immagini di dettagli destinati a funzionare come simboli. Per conto loro sono strane piccole ripetizioni, ma quando vengono unite insieme in una serie di fotografie, riescono a creare piccoli echi e a dare un ritmo al lavoro.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Ha iniziato con alcuni ritratti occasionali che le sono davvero piaciuti, e poi si è evoluto in un progetto? O aveva in mente un progetto più ampio sin dall'inizio?
Matt Eich: All'inizio stavo lottando con uno strumento poco familiare (la Mamiya 7) per costringermi a vedere diversamente. Molte delle immagini erano ritratti di mia moglie e delle mie figlie. Alla fine ho trovato la giusta confidenza con la Mamiya 7 e ho introdotto la RB67 per immagini più ravvicinate e ritratti più pensati. Il lavoro ha cominciato a prendere forma quando mi sono inserito nell'inquadratura e ho abbandonato il controllo della macchina chiedendo a qualcun altro di azionare l'otturatore. Quando ho iniziato il lavoro, non sapevo che i miei genitori si sarebbero separati, che la mia famiglia si sarebbe trasferita, o che mio nonno sarebbe morto durante il corso del lavoro.

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© Matt Eich – I Love You, I'm Leaving

Landscape Stories: Potrebbe, per cortesia, dirci qualcosa in più sulla creazione del suo progetto in corso "Say Hello to Everybody, OK?". Com'è iniziato?
Matt Eich: Nel 2014 ho iniziato gli studi universitari e ho iniziato a scattare sempre meno in digitale e sempre più in pellicola. Quell'autunno feci un viaggio con un mio amico, un giovane fotografo di nome Ian C. Bates, guidando attraverso il paese. Ho provato un sacco di cose diverse e molte di queste sono state un fallimento. Ma alcune immagini avevano un loro valore e sono in qualche modo emerse. La visione più recente che stavo applicando al mio lavoro di famiglia ha iniziato confluire nel mio lavoro sull'America, mentre Trump si avviava a grandi passi verso la presidenza. L'ansia per ciò che stava accadendo al mio paese ha continuato a crescere e ad acquisire più urgenza. Sto continuando a portare avanti questo lavoro e lo farò per tutta la durata della sua presidenza, che si concluda nel 2020 o nel 2024. La mia idea è di concludere la serie The Invisible Yoke nel 2020, e poi far seguire quel lavoro con Say Hello to Everybody, OK? alla conclusione del mandato di Trump.

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© Matt Eich – Say Hello to Everybody, OK?
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© Matt Eich – Say Hello to Everybody, OK?
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© Matt Eich – Say Hello to Everybody, OK?
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© Matt Eich – Say Hello to Everybody, OK?

Landscape Stories: Come è iniziato "Carry Me Ohio"? Perché ha iniziato a lavorare su questo e come ha trovato le persone con cui ha lavorato per la prima volta? Potrebbe parlarci del suo approccio con le persone?
Matt Eich: Carry Me Ohio è nato nel 2006, quando avevo 19 anni e studiavo fotogiornalismo all'Università dell'Ohio. Ci era stato assegnato un progetto di reportage, e mi sono rinchiuso in un villaggio vicino chiamato Chauncey (pronunciato Chance-y). In questo posto ho trovato due famiglie che mi hanno accettato nella loro vita quotidiana e mi hanno permesso di andare e venire con la mia macchina fotografica. Una famiglia che ho fotografato dal 2006 al 2012, e un'altra famiglia che continuo a fotografare oggi, più di 12 anni dopo il nostro primo incontro. Come in altri miei altri progetti, inizialmente non sapevo che tutti questi pezzi disparati che stavo raccogliendo si sarebbero connessi. Questo progetto è continuato in forme e aspetti diversi durante la mia permanenza alla Ohio University, e sono tornato a lavorarci di più dopo il trasferimento dall'Ohio nel 2009. In tutto, il lavoro dura dieci anni dal 2006 al 2016. Il libro è stato pubblicato da Sturm & Drang nell'autunno del 2016 ed è andato rapidamente esaurito. Trump era appena stato eletto; improvvisamente le persone volevano capire chi fossero gli elettori bianchi senza diritti che vivevano nel cuore dell'America. Cerco di avvicinarmi a tutti a cuore aperto e ad incontrarli dove vivono, senza dare un giudizio, anche se non necessariamente la vediamo allo stesso modo su tutto.

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© Matt Eich – Carry Me Ohio
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© Matt Eich – Carry Me Ohio

Landscape Stories: Insegnare Fotografia: fino a che punto è possibile insegnare la fotografia? Qualche consiglio per gli studenti che stanno attualmente studiando?
Matt Eich: Ho studiato fotogiornalismo a livello universitario e ho ricevuto un MFA in fotografia. Mi è sempre sembrata una scelta non ottimale ottenere due qualifiche nello stesso campo, specialmente quando è così difficile guadagnarsi da vivere con la fotografia. Ma è tutto ciò che so, e volevo sapere di più. È possibile insegnare aspetti tecnici del mestiere, ma come istruttore non posso insegnare passione, spinta, pratica o capacità di vedere. Tutto quello che posso provare a fare è risvegliare ciò che già esiste in alcuni studenti e aiutare a fornire una guida verso i loro obiettivi creativi. Ho ancora bisogno di crescere molto, come artista e come insegnante. Il mio consiglio per chi studia attualmente fotografia (o qualsiasi altra cosa riguardi questa materia) è di carpire tutto ciò che è possibile dal suo professore e dai suoi compagni di classe, essendo curioso e appassionato. Rendirsi conto che tutto è già stato fatto, quindi studiare gli artisti che ti hanno preceduto nel tentativo di capire meglio dove si colloca il tuo lavoro all'interno del più ampio campo delle belle arti e del linguaggio visivo.

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© Matt Eich – Carry Me Ohio

Landscape Stories: Quali libri fotografici sceglierebbe dalla sua libreria e perché?
Matt Eich: Questa è una domanda difficile: sto acquistando costantemente libri e, a volte (odio ammetterlo), finiscono sullo scaffale senza che li si guardi per un bel po'. Tra i libri che regolarmente tirerei fuori dalla libreria ci sono lavori come Winterreise di Luc Delahaye, Tranquility di Heikki Kaski, qualsiasi cosa di Larry Sultan, Mark Steinmetz, Eugene Richards, Alessandra Sanguinetti, Mary Frey, Elinor Carucci e Carolyn Drake. Acquisti recenti che mi sono davvero piaciuti sono stati Deep Springs di Sam Contis, American Interiors di M.L. Casteel, Margins of Excess di Max Pinckers, What The Living Carry e altri di Morgan Ashcom.

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© Matt Eich – Carry Me Ohio

Landscape Stories: Quali sono i suoi progetti per il prossimo futuro?
Matt Eich: Recentemente ho concluso il mio primo anno di insegnamento di fotografia, quindi al momento sto cercando di recuperare tutto ciò che è caduto nel dimenticatoio negli ultimi mesi. Mentre scrivo, sono su un treno per Washington D.C. dove terrò una mostra personale con Sin & Salvation in Baptist Town, in autunno uscirà la prossima monografia nella serie The Invisible Yoke, sempre per Sturm & Drang. Ho diverse mostre personali questa estate e in autunno che sto preparando mentre sistemo i files e il testo per il libro. Continuo ad accettare incarichi editoriali e commerciali, a inoltrare domande per borse e a lavorare sui miei progetti personali ogni volta che è possibile. Questo autunno ho in programma di insegnare di nuovo, e la prossima estate ho una residenza Rauschenberg in Florida. Sono entusiasta all'idea di avere un po' di tempo per pensare al lavoro e per mettere insieme alcuni pezzi del puzzle. A parte la vita professionale, sono padre di due bambini piccoli e sto semplicemente cercando di essere a casa più spesso per godermi il tempo con loro mentre vogliono ancora passare del tempo con me. Desidero disperatamente trovare un posto dove poter mettere radici, crescere la mia famiglia, fare il mio lavoro e condurre una vita tranquilla. Questo sembra sempre più difficile, ma niente che valga la pena è mai stato facile.

www.matteichphoto.com

Intervista a cura di Gianpaolo Arena
Traduzione a cura di Christian Tognela